I 4 brillanti sono passati tra sole e un po’ di nuvole, ma se tutto va bene, quest’anno quaranta giorni di sole ce li godiamo tutti. Meno male, devo dire che non vedevo l’ora. Basta freddo, basta coprirsi prima di uscire, basta influenze e… tra poco si inizia ad andare al mare. Yeah!

Tutto bello, anzi bellissimo. Però inizia a fare caldo. Devo cominciare a mettere via gli abiti invernali se voglio fare posto a quelli estivi. Vivo nella casa dei puffi, a tenere tutto fuori proprio non ce la faccio e, anche se continuo a sognare come un’idiota davanti al guardaroba Pax nella configurazione all inclusive – cioè l’intero catalogo montato a casa mia – ogni volta che vado all’Ikea, purtroppo sono costretta a tornare con i piedi per terra a ogni cambio di stagione.

Oddio! L’ho pensato e l’ho pure scritto… Le tre parole che non vorrei mai sentire!

Cambio. Di. Stagione.

Prese singolarmente sono così innocenti, ma nel momento in cui le metto insieme mi serpeggia lungo la schiena un brivido e una patina di sudore ghiacciato mi ricopre la pelle come un sudario di morte. Adesso il mio non è più un normale cervello – sì, sul normale avrei da ridire anche io – ma una tavola ouija su cui si stanno componendo le parole che mi spalancheranno le porte sull’inferno. Sento già le vampate e no, non è la menopausa, è ancora presto. Inizio a sentire caldo, più caldo di quanto sarebbe normale e so che il mio corpo ha deciso di schierarsi contro di me ricordandomi che con 18 gradi all’ombra non è più il caso di andare in giro con il piumino d’oca.

Non c’è più spazio per i sogni, nemmeno per quello in cui mi vedevo sorridente e canterina, quel cavolo di sogno svedese di merda che mi aveva promesso di risolvere ogni mio problema fin dallo stato embrionale.  Eppure era così reale quando aprivo una delle settordici ante e lasciavo scorrere le dita sui millemila contenitori, porta cappelli, porta cinture, porta qualchecazzodicosa che a vederlo montato lì da loro quel guardaroba ti rendi conto di tutto quello che hai sparso per casa e che non usi per non doverlo cercare. Maledetti.

Apro il mio di armadio, quello reale e già è un miracolo se non mi crolla addosso tutta la roba (la roba sì, chi ci capisce più cos’è a vederla tutta ammucchiata?). Vedo cataste di maglioni e tute di pile e corazzate antifreddo e provo a valutare se in quel buchino lì all’angolo riuscirò a mettere qualcosa di estivo. Chissà, se stringo bene… Sollevo gli occhi, guardo le scatole piene che si fanno beffe di me da sopra l’armadio e crollo, sconfitta.

Mi arrendo.

Non ci stanno, non ci potranno mai stare. A questo punto impreco contro me stessa: “Imbecille che sono, ma al cambio di stagione invernale non avevo detto che avrei buttato quello che non metto più?” (Nota: circa i 3/4, a occhio e croce). Fustigarmi non serve. Non ho buttato nulla e non lo farò. Prendo e perdo peso con maggiore variabilità del Nasdaq, ho un assortimento di taglie che va dalla 42 a… (eh, col cavolo che vi dico quale!), però sono assortite davvero, ve lo giuro, come faccio a non tenere conto che, anche se adesso sono sul limite basso, le quotazioni potrebbero andare al rialzo tra pochi mesi? E quel maglioncino… è adorabile! Oddio, quello è il vestito che mi cucì mamma quando avevo diciott’anni, è del secolo scorso, adesso sarà diventato d’epoca!

Cioè, avete capito che non butterò nulla, vero?

E poi tutte le lavatrici da fare e i panni da ripiegare per bene – no, stirare mai, ma ne parliamo un’altra volta – e l’antiacaro da spruzzare e la gatta che salta su tutti i mucchi di maglie pulite – ovviamente scure visto che lei ha il pelo chiaro e così fa pendant. Eccetera. Eccetera. Eccetera.

Basta. Mi sono stancata già solo a pensarci. Io la buona volontà ce la metto, ve lo assicuro, ma non fa per me. So già che ci proverò: mi farò tirare giù gli scatoloni e proclamerò la giornata seguente come #cambiodistagioneday. Poi avrò altro da fare. E anche il giorno dopo. E il lavoro. E il libro da revisionare. E poi…

E poi impilerò le scatole una sopra l’altra raccontandomi che in questo modo ho anche un paio di piani di appoggio in più che in una casa piccola fanno sempre comodo, che comunque se infilo dentro la mano e tiro fuori la prima cosa che capita, in fondo è l’universo che avrà voluto vedermi addosso proprio quella, che i pantaloni non sono spiegazzati, sono solo vissuti… Forza adesso, tutti in coro: eccetera, eccetera, eccetera.

Amen.

Suvvia, nella vita ci vuole anche un po’ di fantasia, di creatività. Qualcosa fuori posto, per dare un tocco bohémien. Soprattutto non dobbiamo mai dimenticare i nostri sogni. Infatti le scatole, quelle sì, sono quelle bianche e blu a fiorellini dell’Ikea.

Non trovate che siano state fatte apposta per essere lasciate in bella mostra?

Il Club delle Vagine tristi© alias… Elisabetta Barbara De Sanctis

 

sogno svedese
Come avrete capito, questo no, non è il mio armadio…

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